Boicottaggio Spotify: Artisti Rimuovono Musica per Protesta Investimenti Militari

La notizia che sempre più artisti stanno ritirando la loro musica da Spotify sta scuotendo profondamente la community musicale. Il motivo principale di questa scelta è legato agli investimenti di Daniel Ek, CEO della piattaforma, che ha recentemente destinato 600 milioni di euro a Helsing, azienda specializzata nello sviluppo di tecnologie militari basate sull’intelligenza artificiale. Questo investimento, che include la produzione di droni da combattimento e sistemi di difesa automatizzati, ha sollevato profonde preoccupazioni etiche tra gli artisti che vedono i propri guadagni indirettamente collegati all’industria bellica.

I primi a manifestare il loro disappunto sono stati i Deerhoof, band Indie-rock inglese che dopo aver appreso la notizia rilanciata da Wired ha subito postato su instagram un post per comunicare ai loro fan l’imminente rimozione dei loro brani da Spotify. Si legge infatti da un loro comunicato pubblicato su Instagram:

“Daniel Ek utilizza 700 milioni di dollari della sua fortuna accumulata con Spotify per diventare presidente di un’azienda specializzata in tecnologie di guerra basate sull’intelligenza artificiale” non è stato un titolo che ci ha fatto piacere leggere questa settimana. Non vogliamo che la nostra musica uccida delle persone. Non vogliamo che il nostro successo sia legato alle tecnologie di guerra basate sull’intelligenza artificiale.

Deerhoof – Instagram

Tra gli artisti italiani che stanno facendo da eco a questa indignazione troviamo Piero Pelù, Auroro Borealo e Mannarino (qui il link di un suo invertendo durante un concerto). Nel panorama internazionale anche i King Gizzard & The Lizard Wizard e Xiu Xiu stanno ritirando la loro musica dalla piattaforma manifestando con decisione il loro disappunto.

Già in un precedente articolo “Quanto paga Spotify gli artisti?” abbiamo visto come i guadagni degli artisti siano ridotti all’osso lasciando pochi spiccioli ad artisti indipendenti con pochi ascoltatori. Oggi più che mani diventa di fondamentale importanza essere consapevoli di dove finiscono i tuoi introiti derivanti dallo streaming. La crescente tendenza degli artisti a ritirarsi da Spotify potrebbe indicare un cambiamento più ampio nell’industria, verso modelli di distribuzione che valorizzano maggiormente gli artisti e i loro diritti.

Il CEO di Spotify Investe Sulla Guerra

Daniel Ek, CEO di Spotify, ha co-fondato Prima Materia nel 2021 con l’obiettivo di investire 1 miliardo di euro in tecnologie europee innovative. Tra i suoi investimenti figurano: Northvolt (specializzata in batterie), H2 Green Steel (focalizzata sull’acciaio verde) e Helsing (azienda che sviluppa tecnologie militari AI). Sono proprio gli investimenti riservati a Helsing che stanno generando polemiche nella comunità artistica, poiché molti vedono un conflitto etico tra il modello economico di Spotify e gli interessi personali del suo CEO.

L’escalation dell’investimento in Helsing è iniziata nel 2021 con un’iniezione iniziale di circa 100 milioni di euro. Il 17 giugno 2025, Ek ha guidato un round di finanziamento da 600 milioni di euro, portando la valutazione attuale dell’azienda a circa 12 miliardi di euro. Inoltre, Ek è stato nominato presidente del consiglio di amministrazione di Helsing, rafforzando ulteriormente il suo coinvolgimento nel settore militare.

Investimenti Daniel Ek in Helsing: Cifre e Dettagli

L’impatto economico di questa situazione è significativo. Spotify, valutata oltre 60 miliardi di dollari, rappresenta una delle piattaforme più influenti nel settore dello streaming musicale. Daniel Ek, che controlla il 15% delle azioni della società, ha venduto oltre 800 milioni di dollari in azioni dalla metà del 2023, dimostrando un forte interesse finanziario personale. Tuttavia, questa enfasi sul profitto sembra entrare in contrasto con la sostenibilità economica degli artisti, molti dei quali faticano a guadagnare somme significative dalle royalties dello streaming.

La decisione di ritirare la musica da Spotify non è solo una questione etica, ma anche pratica. Molti artisti indipendenti e emergenti trovano difficile sopravvivere economicamente basandosi unicamente sulle royalties dello streaming, che spesso sono irrisorie. Questo ha spinto molti a cercare fonti alternative di reddito, come concerti live, merchandising esclusivo e piattaforme di monetizzazione diretta come Patreon o Bandcamp. La scelta degli artisti di ritirare la loro musica da Spotify riflette una crescente insoddisfazione sia etica che economica.

Il Movimento Indie Come Catalizzatore di Cambiamento

Questa situazione ha portato alla luce un conflitto etico tra i bassi compensi agli artisti e gli investimenti in tecnologie militari. Artisti come Piero Pelù hanno espresso pubblicamente la loro indignazione, mentre altri, come Auroro Borealo hanno deciso di rimuovere il proprio catalogo musicale da Spotify. Tuttavia, molti artisti si trovano limitati nella possibilità di ritirare la propria musica a causa dei contratti con le case discografiche o delle difficoltà economiche legate alla riduzione della visibilità e dei ricavi dallo streaming.

La protesta degli artisti indipendenti potrebbe rappresentare il catalizzatore per trasformazioni più ampie nell’ecosistema musicale digitale. Innanzitutto, questa mobilitazione ha il potere di sensibilizzare il pubblico sui valori e sulle pratiche commerciali delle piattaforme di streaming, spingendo gli ascoltatori a considerare le implicazioni etiche delle proprie scelte di consumo musicale. In secondo luogo, il boicottaggio potrebbe creare spazio di mercato per alternative più etiche e sostenibili, incentivando lo sviluppo di piattaforme che adottino politiche di investimento più trasparenti e allineate con valori sociali progressisti.

Nel precedente articolo “Tidal vs Spotify: Quale piattaforma paga meglio” abbiamo analizzato come Tidal, competitor di nicchia dello streaming digitale, paghi il 300% di royalty in più rispetto a Spotify. Le alternative sono già disponibili sul mercato, è necessario tuttavia sensibilizzare un pubblico oggi più che mai fidelizzato a piattaforme popolari come Spotify.

Infine, questo movimento sta contribuendo a ridefinire il rapporto tra artisti e piattaforme digitali, spostando il focus dalla semplice distribuzione musicale verso una partnership più consapevole e responsabile. Gli artisti stanno rivendicando il diritto di sapere come vengono utilizzati i profitti generati dalla loro creatività e di avere voce in capitolo nelle decisioni che potrebbero compromettere la loro integrità artistica e morale. Questa evoluzione potrebbe portare a contratti più equi, maggiore trasparenza nelle operazioni aziendali e, in ultima analisi, a un’industria musicale più democratica e sostenibile.

Solo il tempo potrà dirci se si tratta di una fiammata sociale o dell’inizio di una crisi più profonda.

💡 Spunto di riflessione
Come musicista, ti sentiresti a tuo agio sapendo che i tuoi stream contribuiscono indirettamente al finanziamento di armi?

Cosa produce Helsing

Helsing è un’azienda tedesca specializzata in soluzioni software e tecnologiche avanzate per la difesa. Tra i suoi prodotti principali figurano droni da combattimento, progettati per operazioni militari autonome o semi-autonome [1]. Un altro sviluppo significativo è il sistema ‘Centaur’, un’intelligenza artificiale integrata nei caccia militari, come dimostrato dai test condotti sul Gripen svedese. Questo sistema AI è in grado di assumere il controllo completo del velivolo e ingaggiare combattimenti aerei autonomamente [1]. Inoltre, Helsing produce software di intelligenza artificiale specifici per operazioni militari, mirati ad aumentare l’efficacia delle forze armate attraverso tecnologie avanzate. Le soluzioni dell’azienda sono state impiegate anche nel conflitto ucraino, contribuendo alla difesa e alla strategia militare del paese [2].

[1] https://www.quotidiano.net/esteri/centaur-sistema-ai-per-caccia-combattimento-gripen-svedese-h2r8w81k
[2] https://ainews.it/hx-2-il-drone-autonomo-tedesco-che-spaventa-putin/

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